Ancora una volta Perrone é la cura per i mali della Salernitana. Il tecnico romano, da quando siede sulla panchina granata dopo l’avvicendamento con Sanderra al termine dell’ottava giornata, é riuscito nell’impresa di rivitalizzare una squadra sfiduciata dai brutti risultati ottenuti nella precedente gestione tecnica, in ritardo di condizione, e senza idee di gioco, trasformandola in una squadra battagliera, consapevole dei propri mezzi e capace di creare e imporre il suo gioco agli avversari. Il segreto del rilancio di Perrone é nei numeri ma sopratutto in una ritrovata solidità difensiva che ha permesso alla squadra di ottenere più fiducia, anche se c’è ancora da lavorare in tal senso. Analizzando da un punto di vista statistico il cammino dei due tecnici nella prima parte del campionato si evince subito una differenza importante che é rappresentata dalla media punti conseguita dai due trainer; con Sanderra al comando, la Salernitana aveva una media punti di 1,28 a partita, frutto di due vittorie (Lecce e Barletta che occupavano i bassifondi della classifica),tre pareggi (Ascoli, Viareggio, Gubbio) e due sconfitte (Pontedera, L’Aquila), media decisamente bassa se l’obiettivo stagionale si chiama promozione. Discorso diverso con Perrone che in sei partite (una in meno del suo predecessore) ha ottenuto una media punti di 1,83 grazie a tre vittorie (Benevento,Frosinone e quella a tavolino nel derby), due pareggi su campi difficili (Catanzaro,Pisa) e una sola sconfitta col Grosseto in casa.
Per quanto riguarda il rapporto goal fatti/subiti, la differenza tra i due allenatori é evidente nella casella “goal subiti” poiché mentre con Sanderra la Salernitana ha incassato sette reti a fronte di otto realizzate, con Perrone le reti avversarie sono state solo quattro, con cinque realizzazioni (non contando le tre d’ufficio del derby-farsa). Questi numeri rispecchiano due differenti impostazioni tattiche e più in generale due differenti modi di vedere il calcio dei due mister. Sanderra, infatti, prediligeva un modulo votato all’attacco, il 4-3-3, che difficilmente poteva portare a risultati per il semplice fatto che la rosa era stata costruita, inizialmente, per altre impostazioni tattiche ed era costituita da calciatori con caratteristiche diverse. Sanderra, però, non é l’unico colpevole dei risultati stentati delle prime sette giornate. Parte delle colpe sono da additare alla scarsa condizione atletica della squadra sopratutto in alcuni elementi di spicco (Foggia, Esposito, Molinari) e alle scelte estive della società. Nel calcio, si sa, quando non arrivano i risultati sono solo gli allenatori a pagare dazio… Con l’arrivo di Perrone la situazione si è rovesciata incredibilmente. La Salernitana ritorna a essere una squadra con un gioco definito ma soprattutto che ha ritrovato la convinzione, fondamentale per l’autostima di qualsiasi squadra. Il Mister riesce a infondere fiducia e serenità ai calciatori e si è subito distinto per la sua duttilità tattica (già palesata lo scorso anno) che gli permette di alternare più moduli a seconda delle necessità e degli avversari. Che sia questa l’arma segreta di Perrone?